XXI
- Baccalà innamorato -
< Seth... > singhiozzai.
Lui si aprì in un sorriso radioso.
< Ciao, Bella. >
Quel sorriso era come un colpo di
spranga sulla schiena.
Dio, era lo stesso che aveva Jacob
quando non aveva ancora scoperto di essere un licantropo.
Era il sorriso che indossava mentre
smontava le moto; mentre mordicchiava nervoso una matita su un
esercizio particolarmente complesso di matematica e poi mi chiedeva
aiuto con uno sguardo da cucciolo bastonato; mentre mi porgeva una
scatola di cioccolatini a San Valentino e mentre camminavamo sul
litorale di First Beach, stretti in cappotti ingombranti e pesanti,
per ripararci dal freddo.
Mandai giù una manciata di ricordi,
taglienti e spigolosi come pietre scheggiate che mi fecero
sanguinare la gola, e tornai a puntare gli occhi su Seth.
Era cresciuto ancora?
Era una decina di mesi che non lo
vedevo, se non in qualche sporadica foto inviata come allegato per
e-mail, e lo ricordavo più mingherlino e minuto.
Mi si avvicinò con un'espressione
eccitata e tersa, come il cielo di Jacksonville ad Agosto, e mi
abbracciò in modo rude ma caloroso.
L'odore della sua pelle e dei vestiti
puliti mi sfiorò l'olfatto. Sapeva di lupo, di bosco, delle torte di
mele di Sue...
Sapeva di casa, per me.
< Li ho visti, Bella! > esclamò
staccandosi di colpo da me. Quasi saltellava sul posto per l'euforia.
< Sono...sono così...così... > si interruppe, cercando il
termine adatto, gesticolando con le mani < ...piccoli! > sbottò
alla fine, strofinandosi il naso < E teneri! E ti somigliano
tantissimo! Hanno i tuoi occhi! >
Scossi la testa e corrugai la fronte.
< Credo tu abbia adocchiato quelli
sbagliati, Seth, se dici così. >
Mi fissò senza capire e poi si guardò
intorno, cercando uno sgabello su cui accomodarsi.
< Non hanno i miei occhi. Hanno
quelli del padre. > bisbigliai, ingoiando il senso di quelle
parole come fosse un pugno di sabbia.
Sanguinai ancora, senza che lui se ne
accorgesse.
La sua sola presenza mi feriva e faceva
sperare al contempo.
Seth chinò il capo e si torturò il
pollice della mano destra, cercando di strapparsi delle pellicine
invisibili.
< Non... non avevo il coraggio di...
> si schiarì la voce e tornò a fissarmi.
Sembrava indeciso se sgridarmi oppure
coccolarmi.
< Per quanto radiosa tu possa
essere, Bella, fattelo dire: hai un aspetto tremendo! > mi
sorrise, tentando di fare una battuta che alleggerisse l'atmosfera
densa di tristezza che aleggiava tra noi.
Era fatta di particelle di frasi non
dette, segreti celati per troppo tempo e abbracci mancati.
Avevo davanti agli occhi un rapporto
rarefatto e stavo cercando disperatamente di acciuffarlo prima che si
sfaldasse definitivamente.
Non ero mai stata brava, però, in
questo.
< Hai mai partorito, Seth? > gli
domandai, sforzandomi di non pensare che Jake, se fosse stato seduto
al posto suo, avrebbe fatto più o meno lo stesso commento
sarcastico.
Scoppiò a ridere.
< No, in effetti no. E per essere
una che ha fatto uscire un qualcosa -anzi due- grosso come un
cocomero da un buco grande come un limone, direi che sei un fiore! >
Alzai un sopracciglio e lo fulminai con
gli occhi.
< Seth, l'influenza di quell'idiota
di Paul non ti giova affatto. Con me non c'è bisogno che fai "il
duro". > sorrisi e gonfiai le guance, imitando qualcuno che
faceva il gradasso, dandosi aria da grand'uomo.
Lui scoppiò a ridere e si strofinò di
nuovo il naso.
Chissà quel gesto da chi l'aveva
ricopiato.
< Ah, la prossima volta che chiami i
miei bambini "cocomeri" ti sequestro tutta la collezione di
fumetti che custodisci gelosamente sotto il letto! > lo minacciai,
cercando di assumere uno sguardo intimidatorio.
Seth arrossì, consapevole che la
madre, quando mi aveva ospitato dopo l'imbarazzante fuga dall'altare,
mi aveva spiattellato tutti i suoi vizi più vergognosi, come quello
di lasciare accesa la luce in corridoio per colpa di una paura del
buio mai del tutto passata.
Sprimacciai i cuscini troppo gonfi
dietro le spalle e serrai la mascella per colpa della ferita che
ancora pungeva un po'.
Forse l'effetto dell'antidolorifico
stava svanendo.
< Perchè non hai informato nessuno,
Bella? > mi domandò a bruciapelo.
Sputai fuori l'aria dai polmoni come
fosse schifoso catrame liquido.
< Charlie avrà un infarto come mio
padre quando lo scoprirà, lo sai, vero? > mi pungolò, sapendo
benissimo che la tecnica dei sensi di colpa, con me, funzionava
sempre alla perfezione.
Mi morsi l'interno della guancia,
spostando lo sguardo dal suo viso indagatore, per puntarlo sulle
spoglie pareti della stanza asettica in cui mi avevano portato subito
dopo il parto.
< E'...complicato... > mugugnai,
accartocciando le lenzuola ruvide tra le dita screpolate.
< Non volevi che lo sapesse Edward?
> buttò lì Seth, cercando di indovinare cosa mi era passato per
la mente durante la gravidanza.
< Non solo. > inclinai la testa
da un lato, sospirando.
- Chiedimelo, Seth. Lo vedo che stai
cercando di frenare coi denti quella domanda che hai sulla punta
della lingua. Coraggio, dammi l'ennesimo colpo su quelle vertebre già
percosse. -
Lui si grattò la nuca, teso.
Un gesto che conoscevo fin troppo bene.
Sapevo che, se avessi chiuso gli occhi,
al volto del mio amico si sarebbe sovrapposto quello di Jacob. Avrei
potuto disegnare nell'aria ogni singola ruga di apprensione che gli
si formava sulla fronte quando si sfregava lì dietro, tanto
conoscevo bene quel suo modo di fare.
< Non volevi che lo sapesse...Jake?
>
Affondai le dita nel cotone spugnoso
delle lenzuola, udendo lo scricchiolio delle mie ossa frantumate.
Annuii tremando.
< Bella, quale cavolo di
ragionamento contorto hai fatto? Credevi che se l'avesse saputo ti
avrebbe fatto abortire? Lui non sa nemmeno che non ti sei sposata! >
proruppe Seth, alzandosi di colpo e rovesciando lo sgabello.
Sobbalzai.
- Colpita. Affondami, Seth. Mandami
ad annegare nelle mie colpe, nel mio dolore. Tienimi la testa premuta
in quella sostanza viscosa in cui si sono addensati tutti i miei
errori. Mi entreranno prepotentemente nella trachea, fino ad
uccidermi. Fallo, Seth. Strappami il cuore morto dal petto e
consegnaglielo nelle mani. Tanto gli è sempre appartenuto.-
< Tu, piuttosto, come hai scoperto
che ero incinta e che avevo addirittura partorito? > replicai,
cercando di dirottare la conversazione su binari meno dolorosi,
arrugginiti e taglienti.
Le mie mani recavano già abbastanza
segni di conversazioni spinose, senza che ci aggiungessi pure quella.
Seth avvampò, passandosi una mano
sudata in mezzo ai capelli corti, quasi a spazzola.
Sue, probabilmente, glieli aveva
tagliati con le forbici della cucina, stufa di raccoglierne da terra
tanti da poterci ricavare una parrucca.
Seth ne perdeva quasi più di Leah!
Aprì la bocca ma la voce che udii non
era la sua: apparteneva ad una trafelata Ellie.
< Belle! Mi sono scordata di dirti
che ho combinato un gua...Cazzo! >
La sua testa bionda scarmigliata
comparve alle spalle di Seth, che si voltò verso di lei,
frastornato.
La mia amica sembrava essere appena
uscita dall'occhio di un tornado: i capelli erano una matassa informe
e voluminosa, le guance arrossate -probabilmente si era fatta di
corsa le scale, non avendo la pazienza di aspettare l'ascensore- e
aveva le scarpe di vernice, firmate Jimmy Choo tacco quindici -ad
occhio e croce- in mano.
Entrò nella stanza boccheggiando,
passando lontana da Seth, come se avesse una malattia estremamente
contagiosa.
Lui, invece, volse la testa per seguire
ogni suo movimento, rapito o atterrito da chissà cosa.
Non riuscivo a capire cosa stesse
pensando, perchè non mi mostrava i suoi occhi. Erano incatenati alla
figura slanciata di Ellie che, nel frattempo, era arrivata dall'altro
lato della mia brandina.
< Cosa hai combinato? > le
domandai, rivolgendole la mia attenzione.
Dalla sue espressione terrorizzata non
ricavavo grandi informazioni.
Per Ellie, il termine "guaio"
comprendeva una grande varietà di eventi: da una macchia di gelato
su un vestito di Prada ad un meteorite che entrava nell'orbita
terrestre; da un'unghia spezzata ad un terremoto devastante a Miami.
< Ho...uhm... > prese il mio
cellulare da dentro una scarpa e poi fissò stranita Seth < Chi è
lo scimmione che mi fissa come fossi un succulento maialino arrosto?
> chiese.
Maialino arrosto?
Incuriosita mi girai e per poco non
sbottai a ridere in faccia ad entrambi.
Seth aveva uno sguardo da baccalà che
non gli avevo visto mai addosso.
Un baccalà innamorato, per la
precisione.
Scrutava il viso di Ellie, sondava ogni
minima sua variazione di espressione, saggiava il colore delle sue
iridi, dei suoi capelli e, più scorgeva, più i suoi occhi
assumevano un'insolita forma a cuore.
Nelle orecchie udivo quasi il suono di
miliardi di corde che venivano tranciate di netto con cesoie
affilate.
Zac. Zac. Zac.
Al loro posto c'era, ora, un unico cavo
d'acciaio che partiva dal polso di Ellie.
Era lei a inchiodarlo sulla Terra,
adesso, non più la gravità.
Era l'ancora che impediva al
palloncino-Seth di spiccare il volo.
Era il suo imprinting.
- Condoglianze, amico mio!-
< Lui è... > iniziai, ma Ellie
mi interruppe, sgranando gli occhi da cerbiatta.
< Merda. Alto, ben piazzato,
tatuato, pelle bronzea, capelli neri, occhi scuri... > mi sembrava
di vedere i meccanismi del suo cervello girare impazziti, mentre
metteva insieme le informazioni che aveva e giungeva, ovviamente,
alla conclusione sbagliata < Merda! Tu sei Jacob! > lo additò,
accusatoria, arretrando e sbattendo, così, contro il comodino
d'alluminio.
< Eh? > Seth espresse tutto il
suo acume in quell'unica sillaba.
Scoppiai a ridere, mentre la mia amica
borbottava scuse confuse e imprecazioni smozzicate.
Mi porse il mio cellulare con la mano
che tremava d'agitazione e gridò: < E' colpa mia, Belle! Ma
perchè non l'ho spento, invece di rispondere d'istinto a quel Sed,
Sith o come cavolo si chiamava? Mi dispiace, mi dispiace! E' che il
"bip" dei messaggi mi stava spaccando le orecc... >
Ignorai i suoi strepiti e lessi gli sms
di Seth e la risposta lapidaria di Ellie, avvertendo distintamente
l'ennesimo colpo di spranga sulla colonna vertebrale.
Abbiamo trovato
Jacob. Sam lo è andato a prendere.
Sputai sangue e mi piegai su me stessa,
tappando con la mano la bocca della mia migliore amica.
< Lui è Seth Clearwater, Ellie. E'
quello a cui hai scritto il messaggio. Non è Jake. > e lo stomacò
si schiantò sui piedi, trascinandosi dietro il cuore.
Lei parve rilassarsi ma poi chinò la
testa.
< Mi dispiace. Per un attimo ci
avevo sperato che fosse venuto... Magari, credendo di fare uno
sbaglio, avevo combinato invece qualcosa di giusto... > borbottò
affranta, lasciandosi cadere sul materasso rigido accanto a me.
Seth non le scollò gli occhi di dosso.
La fissava come Lois Lane guardava
Clark Kent nei fumetti di Superman, dopo il suo ennesimo salvataggio
eroico; come Michelangelo scrutava il suo Mosè perfetto, gridando <
Perchè mi guardi e non favelli? >; come Tarzan studiava Jane,
scoprendo di non essere il solo della sua specie, nel film Disney.
Lei parve accorgersi di quelle occhiate
insistenti e del fatto che lui non aveva mosso un solo muscolo da
quando era entrata in stanza e così, poco gentilmente, lo apostrofò
< Dì un po' tu: il gatto ti ha mangiato la lingua? >
Soffocai l'ennesima risata inopportuna.
Un gatto che mangia la lingua ad un
lupo dovevo ancora vederlo.
< Ci pensi tu a parlare anche per
me: al posto della bocca hai una pentola di fagioli in ebollizione! >
replicò, stupendomi.
Forse l'influenza di Paul non era così
male, se serviva a fargli tener testa ad Ellie.
Lei odiava gli zerbini
accondiscendenti.
La mia amica aprì e chiuse la bocca
allibita, domandandomi con un'occhiata dove cavolo lo avessi pescato
un tipo simile.
Seth sorrise strafottente e incrociò
le braccia al petto, solo per mostrarle i pettorali e gli avambracci
scolpiti.
Esibizionista come Jacob. Ce l'avevano
nel sangue, probabilmente.
La delusione cocente si riaffacciò
nella mia testa.
Se Jake era venuto a conoscenza della
mia gravidanza perchè non era corso qui?
Forse Sam non glielo aveva detto.
Forse gli era successo qualcosa...o
forse non gliene era importato.
Presi un'immaginaria gomma e cancellai
con vigore, dall'immagine mentale che mi circolava in testa in quel
momento, le braccia di un'altra donna che lo stringevano.
Avevo la netta sensazione che quei mesi
di separazione lui non li avesse passati a cacciare selvaggina e a
correre nei boschi, ululando alla Luna.
La spranga d'acciaio spostò la mira:
colpì l'addome con violenza inaudita, sfracellandomi il fegato e i
reni.
Nessuno dei miei due amici, però,
parve accorgersene.
Si lanciavano sguardi poco rassicuranti
ed io mi trovavo nel bel mezzo di un fuoco incrociato: Ellie avrebbe
voluto strozzarlo e, al contempo, farselo lì sul muro immacolato
della mia stanza, mentre Seth ponderava il modo di addomesticarla e,
allo stesso tempo, baciarla senza rimediarsi una ginocchiata tra le
gambe.
< Cos'è tutta questa folla, qui?
L'orario delle visite è finito da un pezzo, ragazzi! >
l'infermiera, che aveva portato alla nursey i miei bambini, si
riaffacciò in stanza, trascinandosi dietro un pesante carrello con
un pasto poco invitante e sicuramente freddo.
< Signorina, ma quante volte la
devo cacciare? Da dove è entrata? Dalla finestra? > domandò poi,
trapassando con uno sguardo arcigno la mia migliore amica.
Seth sghignazzò e si chinò sul letto
per stamparmi un bacio sulla fronte.
Chiusi gli occhi, immaginando per un
solo istante che quelle labbra bollenti appartenessero ad un'altra
persona, e mi lasciai cullare dal suo abbraccio confortante.
Ellie, infastidita da tutto
quell'affetto nei miei confronti, -era alquanto possessiva e gelosa-
si schiarì la gola e poi scansò in malo modo Seth, stritolandomi
tra le braccia magre.
I braccialetti che portava tintinnarono
sui cuscini.
L'infermiera sbuffò.
< Oh, che cavolo! Sia un po'
comprensiva! Sono appena diventata zia! > si lamentò Ellie,
aggiustandosi sommariamente i capelli e rinfilando le sue scarpe
vertiginose.
< Sarà zia anche domani, durante
l'orario delle visite! > replicò l'infermiera, quasi buttandoli
fuori a calci.
Seth si voltò un'ultima volta e mi
fece l'occhiolino.
Quando la porta azzurra della mia
stanza si fu richiusa alle spalle di entrambi, lasciai cadere il
telefono a terra, incurante dei cristalli liquidi del display che
andavano in frantumi.
Lo schermo avrei potuto sempre
sostituirlo, al contrario del mio scheletro e dei miei organi,
spappolati nel mio addome.
- Jake, quanti anni mi daresti ora?
- pensai, asciugandomi le lacrime col dorso della mano.
Scansai brusca il carrello delle
vivande da vicino il letto e spensi la luce con uno scatto rabbioso.
Avevo bisogno di nutrirmi di
nient'altro che vecchi e dolci ricordi di una vita semplice che non
mi apparteneva più.
Nel buio della mia camera d'ospedale,
tesi le braccia e strinsi l'inconsistente corpo di Jacob sul seno,
illudendomi che non fosse frutto di un'allucinazione dovuta agli
antidolorifici.
< Nat! Sei tu l'uomo, no? Porta
qualche busta, invece di sbaciucchiarti la piccola Elizabeth! >
Ellie, dietro di noi, arrancava, trascinando con fatica le dodici buste che aveva preparato amorevolmente per me e i gemelli.
Molte delle cose che aveva portato mi erano tornate utili. Di altre, non avevo saputo proprio che farci, ma non avevo avuto il coraggio di dirglielo, così le avevo imbustate di nuovo e le avevo chiesto di portarle casa di mia madre, insieme al resto.
Ellie, dietro di noi, arrancava, trascinando con fatica le dodici buste che aveva preparato amorevolmente per me e i gemelli.
Molte delle cose che aveva portato mi erano tornate utili. Di altre, non avevo saputo proprio che farci, ma non avevo avuto il coraggio di dirglielo, così le avevo imbustate di nuovo e le avevo chiesto di portarle casa di mia madre, insieme al resto.
Cam, di fianco a me, la ignorò
bellamente, facendo smorfie con il viso a mia figlia, che rideva,
aggrappandosi alla sua collana con una croce capovolta.
Ephram, tra le mie braccia, invece,
dormiva angelicamente con un pugnetto chiuso vicino il nasino piccolo
e tondo.
< Oh, Sis, quanto scocci! Ti sei
voluta sobbarcare di roba? Adesso te la porti pure, vero piccina? La
zia è una fessacchiotta? > addolcì il tono e sollevò la bambina
tra le braccia, facendole una pernacchia.
Sua sorella, alle nostre spalle,
imprecò e sbuffò, buttando all'aria le ballerine bianche che
portava -colpa delle vesciche, io lo sapevo bene- e arrivando
imbufalita fino al portone della villetta di Renèe.
Incollò il dito al campanello e pestò
i piedi scalzi sul portico, aspettando che le aprissero e che io e
Nathan la raggiungessimo.
La piccola Ellie pigolò tra le sue
braccia e lui sorrise, estasiato.
Da quando aveva visto i miei bambini
aveva perso la testa: si era appiccicato e loro e li aveva riempiti
entrambi di baci, programmando già un futuro da giocatore di
football professionista per il mio cucciolo.
Per la gemella, invece, mi aveva
consigliato di chiuderla in casa fino alla maggiore età, così
nessun maschiaccio brutto e malintenzionato l'avrebbe potuta
sfiorare.
Avevo sorriso e alzato gli occhi al
soffitto, sospirando con fare teatrale.
Tutte le attenzioni e le premure dei
miei amici, di mia madre e Phil mi avevano fatto sentire meno
sola...ma c'era sempre qualcuno che mancava all'appello.
Qualcuno la cui assenza era più
incisiva della presenza di tutti gli altri.
Qualcuno che avrebbe dovuto esserci più
di chiunque e tuttavia era assente.
Era come vedere un posto vuota accanto
a me, in una fotografia sbiadita di famiglia.
Un posto destinato a non essere mai
riempito.
Mi grattai il naso che prudeva,
minacciando l'imminente arrivo di lacrime, ma mi trattenni e seguii
Ellie in casa con Nathan al seguito.
< Le tutine che i gemelli hanno
usato in questi tre giorni d'ospedale te le metto su in camera, poi
decidi tu... > la mia amica tacque d'improvviso, accorgendosi
della presenza di una persona inaspettata.
Si dirigeva verso di noi a passo di
carica dalla cucina e ad ogni suo passo corrispondeva un mio respiro
perso.
< Togli di dosso le mani da mia
figlia! > ringhiò quella che non era altro che un'ombra tremolante
e sfocata ai miei occhi.
Il cuore tremò nel mio petto.
Rimbalzò e risalì la gola, arrivando
sulle labbra.
Crollai ginocchioni a terra con Ephram
tra le braccia, singhiozzando.
< Jake... > mormorai,
abbracciando con lo sguardo il suo viso trasfigurato dall'odio che
marciava minaccioso verso Nat.
5 commenti:
Allora. Tu lo sai che io quando finisco di leggere i tuoi capitoli ho problemi a livello encefalico/comunicativo, quindi ho preferito attendere quest'ora malsana e un po' di tranquillità per lasciarti il mio commento.
L'imprinting di Seth nei confronti di Ellie è stato esattamente come lo immaginavo: comico! Mi ha fatto sorridere un sacco immaginare Seth con la faccia da baccalà, e ho adorato il suo pronto tener testa ad Ellie. Li vedo un sacco bene insieme!
Per il resto, io credo che le ultime righe di questo capitolo valgano più di qualsiasi altra, quando ho realizzato chi era la figura sfocata che vedeva Bella dietro ai suoi occhi velati mi è venuto anche a me il cuore in gola.
Cos'altro dirti che non ti abbia già detto?
Amo il tuo modo di scrivere, amo le tue descrizioni, amo il modo in cui hai reagisci con forza e determinazione alle difficoltà.
Questa storia mi è entrata nel cuore: stai buttando nero su bianco tutto quello che avrei voluto accadesse a Jake e Bells dal primo momento in cui ho letto di loro due.
OVVIAMENTE non dormirò la notte fino a giovedì prossimo. (ahahah!)
Smuack :*
oddio ma sei cattivissima....non puoi assolutamente lasciarci così..... è tornato il mio amore come sono felice <3 ed è tornato con una frase effetto fantastica "togli di dosso le mani da MIA figlia"ed è già geloso e possessivo della sua bimba <3 che bellooooo <3 non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo tesoro un abbraccio e complimenti <3
Letto tutto d'un fiato e poi il fiato mi è mancato alla fine quando arriva LUI!!!!!
Non li ha ancora nemmeno visti i suoi cuccioli e già ringhia...lo amo!!!!
Nel frattempo l'imprinting tra Seth e Ellie <3
Questo capitolo sembra un nuovo inizio per tutti..speriamo che le cose non vadano troppo male per Bella, che Jacob non la massacri troppo per avergli nascosto la verità.....
Una bella cazziata la merita di certo ma è comprensibile anche il suo modo di comportarsi...
Impazienza a palla per il prossimo capitolo!!!!
Un abbraccio fortissimo cucciola <3
maaaaa... aaaaa
amo come scriviii... io rimango in apnea fino alla fineeee.... sei coinvolgete.. e la fineee.. finalmenteeeeeee Jake è arrivato...
parto dall'inizio.. intanto.. nel capitolo precedente mi è uns acco piaciuto l'arrivo di SAm e Embry.. quanto mancavano i suoi fratelli a Jake.. quanto sentiva la nostalgia la mancanza della sua famiglia... e quando Annie.. è riuscita a lasciarlo andare.. una signora.. sapeva fin dall'inizio che non sarebbe stato facile l'addio..ma sapeva che ci sarebbe stato un addio.. quando poi gli hannod etto che Bella stava per partorire.. non cè stato più nulla che lo teneva li.. e Seth.. ed Ellie.. e l'imprinting??!!!! haha
secondo me ne combinano di cotte e di crude loro due.. lei è tremenda.. (nel senso buono) e sicuramente lui non si fa mettere i piedi in testa.. e infine.. tutti attorno a Bella e ai suoi marmocchi.. che bello..
e Jake.. finalmente Jake.. è arrivato
Seth è tornato! Non so se lo sai, ma io l'adoro!!! è una sorta di "piccolo" Jake e mi è sempre stato simpatico. E adesso c'è anche l'imprinting con Ellie: cioè, è perfetto! Ho sempre desiderato vedere Seth con una ragazza che lo meritava e, anche se le cose con Ellie non si sono ancora evolute, so che saranno una coppia perfetta! Forse avrei preferito che si innamorassero naturalmente (scusa, ma sono reduce dalla delusione causatomi da BD, riguardo l'imprinting di Jake con Nessie, che non mi è mai andato giù). Ma comunque sono contenta per loro: sarà esilarante vederli insieme!
Lo sapevo che Cam era un tenerone, in fondo in fondo: alla vista dei bimbi si è sciolto.
E adesso veniamo alle ultime righe: ci siamo, quindi. Jake è tornato. E finalmente si sono rivisti!! Mammamia! Non vedo l'ora di scoprire come procederanno le cose!
Per questo mi fiondo a leggere l'altro capitolo!
Comunque, capitolo bellissimo!
Baci, Nalu :D
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