"Una ragazza che legge sa che il fallimento conduce sempre al culmine,
che tutto è destinato a finire ma che tu puoi sempre scrivere un seguito;
che puoi iniziare ancora e ancora ed essere nuovamente l’eroe.
Una ragazza che legge comprende che le persone, come i caratteri, si evolvono.
Eccetto che nella serie di Twilight.
Se trovi una ragazza che legge, tienitela stretta:lei parla come se i personaggi del libro fossero reali perché, per un po’, lo sono sempre."
Rosemarie Urquico.

mercoledì 27 giugno 2012

Rebirth Dawn Extra

Extra
- Adorabile -




Maledetta pioggia!
Non mi ci sarei abituata mai e poi mai.
Nemmeno a Londra, dove tutti giravano con l’ombrello ogni giorno a causa del tempo fortemente instabile, c’erano tutti quei temporali.
Diamine, un giorno sì e l’altro pure, almeno un paio d’ore venivano sconquassate da un temporale coi fiocchi che ti faceva passare la voglia di mettere il naso fuori casa.
Cavolo come mi mancava il mio adorato sole caldo, che lambiva la pelle dorata nei pomeriggi afosi di Jacksonville a bordo piscina!
Sarei dovuta ricorrere ad un solarium a breve: mi stavo scolorendo come una maglia messa a mollo nella candeggina.
Sbuffai e mi tolsi gli stivali con i piedi, lasciandoli sullo zerbino.
L’indomani avrei dovuto staccare il fango con martello e scalpello come un novello Michelangelo. La terra di La Push doveva essere alterata da una sottospecie di calce a presa rapida.
Con i piedi gelati e le calze intrise d’acqua, zampettai fino in cucina lasciando pozzanghere alle mie spalle come pollicino aveva seminato il pane. Lì, infine, mi lasciai cadere su una sedia con un sospiro sonoro.
Dio doveva proprio averla segnata sul libro nero quella stramaledettissima cittadina che, secondo me, non era nemmeno indicata sulle carte geografiche.
Chi diavolo aveva mai sentito parlare di Forks?
Miami, Los Angeles, New York, Phoenix, Las Vegas...quelle sì che erano città!
Anche il nome aveva tutt’altro suono. Già pronunciarle ti metteva di buon umore.
Ogni lettera era una promessa di cielo sereno, surf su acque cristalline, spiaggia fine e bianca...
Forks, invece, in bocca aveva lo stesso sapore dello yogurt scaduto che avevo trovato ieri in frigo e avevo mangiato senza aver controllato la data riportata sul barattolo.
Acido, aspro, stomachevole.
Forks rimandava ad un’immagine mentale di desolazione e tristezza. Forks, foschia...la differenza non era poi molta.
La domanda da un milione di dollari era, quindi, cosa diavolo ci facevo ancora lì?
Oltre a Belle, che avrei potuto assistere tranquillamente anche dalla suite di un Grand Hotel in una città vicina, che altro mi tratteneva nella riserva regno di lupi travestiti da uomini?
< Già di ritorno? >-
- Ah, sì. Lui. -
La risposta a quella domanda, che mi trapanava le meningi da giorni, si palesò di fronte a me a petto nudo -sleale il ragazzo, tanto per cambiare! Mai che giocasse pulito-.
Si frizionava i capelli con un asciugamano e mi sorrideva spensierato.
< Sì. > commentai lapidaria, legando i capelli in una coda alta.
Seth si avvicinò e mi pose le labbra sulla fronte.
< No, non scotti. Strano. Ti senti bene? > alzò un sopracciglio interrogativo ed ebbi voglia di dargli uno schiaffo.
Belle, però, mi aveva messo in guardia: l’ultima volta che ci aveva provato si era spappolata le ossa della mano, quindi dovevo trovare qualcosa di più efficace con cui punirlo ogni volta che mi prendeva in giro, come stava chiaramente facendo in quel momento.
< Mai stata meglio, perchè? > domandai acida, girando il viso per evitare un suo bacio divertito.
< Ellie sei rincasata da un pomeriggio di shopping con una sola busta. Vuoi che chiami un medico? L’ambulanza? Un prete per l’estrema unzione? > tossì, per mascherare la risata che gli gorgogliava in gola ed io rimpiansi di aver lasciato all’ingresso gli stivali.
Non erano di piombo, ma nessuno restava illeso da un tacco 18 Jimmy Choo; nemmeno un licantropo.
< Seth, cresci una buona volta! Era un'emergenza. Ho fatto compere con Belle per rinnovare il guardaroba retrogrado che ha qui a Forks. Sfido io che Jacob non l’abbia ancora sfiorata. Fa venire l’acquolina in bocca come una triglia lessa! > esclamai roteando gli occhi.
Lui mi prese la mano e ne baciò il dorso con naturalezza.
< Come sei altruista, piccola. > mi sorrise gentile ed una goccia d’acqua cadde dai suoi capelli e bagnò la mia gonna di velluto.
Il cervello mi diceva di infuriarmi con lui e imporgli di lavarmela a mano, ma il mio viso non gli diede retta.
Sulle mie labbra sbocciò un sorriso e le iridi si contrassero fino ad assumere una forma vagamente –ed orribilmente- somigliante ad un cuore.
Signore, ero malata, aveva ragione lui.
Ma, più che di un prete, avevo bisogno di un esorcista che tirasse fuori dal mio petto il demone rosso che aveva preso fissa residenza nel mio cuore e che la gente comune chiamava ‘’amore’’.
Oh andiamo, era impossibile che alla fine avessi ceduto e mi fossi innamorata di Seth.
Lui era un ragazzino goloso ed ingordo, testardo, rompiscatole e dispettoso come una scimmia e...
E possibile che la lista dei suoi difetti finisse lì? Che non trovassi alcun ostacolo insormontabile?
E che i suoi pregi superassero di gran lunga quelle due o tre inezie?
- Cazzo. -
< Senti, chiariamo una volta per tutte che devi piantarla di chiamarmi così. Tra i due il cucciolo sei tu. Io sono più grande di te e sentirmi chiamare ‘’piccola’’ mi suona di presa per il culo. Già questa storia dell’imprinting lo sembra, perciò... >
< Preferiresti che ti chiamassi "nonna"? > mi pizzicò il naso e scosse la testa, schizzandomi.
< Una via di mezzo non ce l’hai? E piantala di bagnarmi o faccio diventare rosa tutti i tuoi boxer, per la miseria! Sai come ti prenderebbero in giro Jared e Paul? > lo minacciai assottigliando gli occhi.
Lui si chinò, appoggiandosi sulle ginocchia, e depose la testa sulle mie cosce, facendomi gli occhi dolci.
< Non lo faresti mai... > mormorò con voce suadente.
- Accidenti a Belle e a quando gli ha rivelato il mio punto debole. -
Vacillai.
< Non mi sfidare, Seth Clearwater. >
Lui mi ignorò e osservò le sue dita intrecciarsi alle mie, come rapito da una magia.
Mi morsi il labbro inferiore e la mano libera s’infilò da sola tra le sue ciocche bagnate.
< Sai...stasera mia madre va a casa di Billy a preparare da mangiare per lui e Charlie, che staranno incollati davanti ad una partita in tv che assolutamente non vogliono perdere, e Leah è di ronda... > buttò lì, arrossendo e facendo scorrere lo sguardo sui mobili in noce della cucina, soffermandosi un po’ di più su un ciambellone sfornato da Sue quella mattina.
< Oh bene, potrò rilassarmi davanti alla televisione e farmi uno scrub alle erbe e cetrioli! > esclamai galvanizzata, curiosando il suo viso alla ricerca di una reazione.
Lui avvampò e si alzò in piedi.
Mi buttò in faccia l’asciugamano umido e si preparò ad uscire per l’ultimo incontro con i Cullen.
L’ultimo, forse in tutti i sensi.
Un brivido freddo si attorcigliò alla mia spina dorsale come un serpente ed allora gridai, proprio mentre lui si sbatteva la porta di casa alle spalle.
< Se non torni tardi, però, magari ti faccio scegliere il film! >
E l’eco della sua risata rimbombò a lungo nell’ingresso, anche dopo che fu scomparso tra gli alberi.

Piantai i piedi nel terreno e le scarpe da ginnastica di Seth che avevo indossato –mai e poi mai avrei rovinato un altro paio di stivali- affondarono nella fanghiglia.
Certo che la foresta di notte non era proprio rassicurante.
Qualcosa, che avrebbe dovuto essere un corvo a giudicare dal verso ma di stazza sarebbe stato più facile scambiare per una quaglia, sfiorò la mia testa.
- Andiamo, Ellie. Fai dietrofront e tornatene al calduccio. Lascialo stare quel bamboccio e le sue false promesse. E’ tardi e ti sei già guardata due commedie romantiche da sola. Direi che è il caso che conservi un po’ d’orgoglio e te ne vai a letto con una bella camomilla, eh? -
< Seth! >
- Come non detto. Uno a zero per il mio corpo. Ma che cavolo ce li ho a fare i neuroni se tanto i loro comandi vanno a vuoto? -
< Seeeeeth! > riprovai, portando le mani a cono davanti alla bocca perchè il suono si amplificasse.
Non aveva un super-udito? Perchè mi faceva sgolare, allora?
Stupido maschio.
Un gufo riempì il silenzio che il mio grido si era lasciato alle spalle.
- Manca giusto un’ombra scura che fa muovere i cespugli e la scenografia da film horror di terz’ordine è al completo. -
Attesi altri tre secondi e la mia pazienza si esaurì –avevo una scorta molto scarsa- .
< Clearwater, ne ho abbastanza! Ti consiglio caldamente di comparire magicamente qui in un battibaleno perchè mi sto spogliando da sola in mezzo agli alberi e se passa qualcuno di appetibile me lo scop... >
Un ringhio sommesso mi zittì.
Dal fogliame umido di pioggia comparve la testa di un grosso lupo dal pelo color sabbia bagnata.
Aveva le zanne scoperte ed il naso arricciato, come quando era umano e voleva incutermi paura.
Ragazzino illuso.
Alzai un sopracciglio con fare strafottente e battei un piede a terra, schizzandomi le caviglie scoperte di fango.
< Mi servi con il dono della parola. Sù, trasformati. > lo incalzai, poggiando le mani sui fianchi con fare scocciato.
Seth mi indirizzò un ennesimo ringhio, che però spense in uno sbuffo.
Scosse il capo e poi implose, tornando su due gambe.
Alzò la testa nella mia direzione e mi parve indeciso se farmi piovere addosso una quindicina di insulti, che sicuramente aveva appreso da Paul, o sbattermi contro la corteccia di un pino e baciarmi.
< Si può sapere quale cazzo è l’urgenza? Sam mi ha tirato le orecchie perchè dice che ho una fidanzata indisciplinata che non sa rispettare i limiti e stare al suo posto e Quil mi ha consigliato di metterti la museruola! > sputò incazzato, avanzando nudo verso di me.
< Alt! Mettiti questi! > gli lanciai in faccia dei pantaloncini che avevo preso dal suo armadio e attesi che li infilasse.
< Lo vedi come fai? Sembri un generale militare, non una ragazza! > si lamentò e poi si aggiustò i capelli arruffati.
Gli sorrisi conciliante e con un dito gli feci cenno di avvicinarsi.
< Ellie, una cosa rapida. Non ho tempo di giocare. > mi raggiunse in due falcate e mi mise le mani sui fianchi.
Aveva l’aria terribilmente seria e provata.
Sembrava un giovane Sam e la cosa mi preoccupò.
< Tutto bene? >
Sospirò e abbassò la felpa che indossavo, facendola arrivare a metà coscia.
< Dove diamine vai in giro conciata così? Vuoi proprio farmi uscire di testa...come se non avessi già abbastanza cose a cui badare! > esclamò cupo.
< Non fare il geloso che proprio non lo sopporto, lo sai. Io...non era niente di chè in effetti. Scusa se ti ho disturbato. Torna pure dai tuoi fratelli... > mormorai, avvampando per l’imbarazzo.
Avevo preteso che comparisse al mio cospetto in uno schiocco di dita e me ne ero fregata dei suoi doveri verso il branco e del difficile giorno che si preannunciava all’alba.
Quand’ero diventata così schifosamente egoista?
Non mi piaceva esserlo, ma le promesse infrante erano una cosa che proprio non riuscivo a mandare giù.
Una di quelle che mi rimanevano incastrate in gola e mi rendevano complicato ossigenare i polmoni.
Un’altra, ad esempio, era la sua rabbia.
C’erano volte in cui si incazzava davvero e correva fuori per trasformarsi senza ferirmi ed io in quel frangente respiravo male.
Non era affatto una cosa normale, ma d’altronde cosa lo era nel loro mondo?
< Smettila col vittimismo. Ormai sono qua, dimmi che c’è. Ti si è scheggiata un’unghia? Hai sbagliato ancora programma della lavatrice o hai fatto diventare i miei jeans abiti per il Ken di Claire? >
Scossi la testa, incerta se ridere oppure no.
Come facevo ad ammettere di essermi sentita...abbandonata?
Cavolo, quanto pesava quella parola.
Il suo significato grondava miele e dipendenza e io non volevo smontare l’immagine che lui aveva di me, quale libertina.
Avevo paura di non piacergli più.
L’imprinting lo soggiogava, vero, ma chi mi dava la certezza che nella sua intera vita ne esistesse uno soltanto?
Magari quando il primo si sfaldava e subentrava la routine, il lupo si concentrava per trovare altrove l’anima gemella.
Che poi io detestassi essere stata scelta era un altro paio di maniche...ma giacchè qualcuno mi aveva facilitato la vita, perchè complicarsela?
Cedetti, infine, e mi alzai sulle punte per sfiorargli le labbra crucciate.
< Tutto qui? > chiese ironico, inarcando un sopracciglio con fare canzonatorio.
Arrossii violentemente.
< Mi fai passare la voglia di essere carina. Torna pure su quattro zampe a fare pipì sui tronchi, và. > voltai le spalle indispettita e marciai verso casa, ma lui mi bloccò per un polso.
< Sei adorabile quando ti gira bene. > mi pose una mano sotto il mento e mi voltò il viso verso di sè.
Mi baciò, stringendomi contro il suo petto.
Gli infilai le dita nei capelli disordinati e sorrisi sulle sua labbra.
Sapevo bene che non avrei dovuto espormi, ma non riuscii a trattenermi.
Non sapevo non essere schietta e diretta con lui, sia nel bene che nel male.
E Seth non biasimava mai i miei modi, anzi mi ascoltava in silenzio, alle volte quasi assorto e perso.
Mi stava a sentire davvero, non faceva solo finta. Era il primo e di sicuro anche l’unico.
< Io...ti... > sbuffai, cacciando fuori quelle parole di bocca prima di ripensarci < ...ti aspettavo, ecco. E tu non sei venuto e io mi sentivo sola. Odio essere illusa e, fai finta che non te l’abbia detto, ma vorrei passare questa notte con te. Io...tu...potrebbe essere l’ultima e... > sospirai e mi staccai da lui, dirigendomi di nuovo verso casa.
< Ellie. > mi richiamò ed io non mi fermai.
Non avrei potuto mostrarmi più patetica e vulnerabile.
Ottimo metodo per tenersi stretto un uomo!
Affondai le unghie nel palmo della mano e marciai risoluta fino al patio, dove avrei voluto che si aprisse un buco nero e mi inghiottisse per non risputarmi più.
Io non le volevo tutte quelle dannate complicazioni!
Mi stava così bene frequentare tipi anonimi e improbabili di cui mi stancavo al secondo appuntamento noioso!
Invece no, era dovuto comparire lui a scombussolarmi stomaco, cuore e testa.
Ma chi gliel’aveva chiesto?
Perchè non si era estirpato i bulbi oculari quel giorno in ospedale da Belle?
Aprii la porta e me la chiusi alle spalle, arrancando fino alla sua camera da letto dove mi buttai a peso morto sul letto.
- Sonno, vieni a me! -
Mi rannicchiai in posizione fetale e chiusi gli occhi, srotolando un immaginario papiro chilometrico di insulti che avrei ripetuto incessantemente per tutta la notte a me stessa.
E invece di Morfeo arrivò lui, schiudendo piano il portone d’ingresso e inginocchiandosi di fronte a me poco dopo.
Silenzioso come una fantasia.
Mi tolse un ciuffo da davanti al naso e baciò una tempia.
Reale.
- Dolcezza, puah! -
L’avevo sempre detestata e ora il mio cuore –altro stronzo che faceva quello che diavolo gli pareva- invece sembrava apprezzarla.
Se continuava a battere con quel ritmo sarei morta d’infarto nel giro di un minuto.
< Anche io volevo passare questa notte con te. > sussurrò, strofinando il naso contro il mio.
Contorsi il viso in una smorfia di disapprovazione.
< Ti avevo detto che dovevi far finta che non avessi aperto bocca. > replicai gelida e lui si mosse, strisciando alle mie spalle e abbracciandomi da dietro.
- Che abbiamo deciso, laggiù? Vogliamo dare un concerto? Un po’ di silenzio, grazie! Seth ha l’udito sopraffino e sente tutto. Non fategli montare la testa più del dovuto, cortesemente! -
< Allora ritratto: sono solo io a voler passare la notte con te. Tu assecondami. Sono un bambino, Ellie, fammi contento. >
Sorrisi e mi voltai tra le sue braccia.
Affondai la testa nell’incavo del suo collo e gli baciai la clavicola destra.
< Spero per te che tu ti sia pulito i piedi prima di entrare. > borbottai, soffocando una risata.
< Sì. Ho usato la parte morbida dei tuoi stivali, contenta? > rispose e rise come un ragazzino davanti ad un cartone animato di Bugs Bunny.
< Me li ricompri. >
< Quanti ne vuoi, ma adesso stai un po’ zitta. Mi hai fatto venire l’emicrania e voglio riposare. Domani mi tocca staccare qualche decina di teste di succhiasangue e devo essere in forma. >
Rabbrividii e cercai conforto nel suo calore.
Per una sola volta, cuore e testa furono d’accordo: non volevo che andasse, ma ingoiai la richiesta e rimasi in silenzio come lui mi aveva ordinato.
Assecondarlo per una volta non era poi un grande sforzo.
< Mi prepari una torta per festeggiare il mio trionfale ritorno? > chiese d’improvviso, baciandomi i capelli.
< Sono uno schifo in cucina, lo sai. > mugugnai e lui mi alzò la testa per trovare le mie labbra.
< Hai una giornata intera per migliorare e non farmi fuori tu al posto dei vampiri. Non è una morte gloriosa quella per avvelenamento. >
< Cinema, pizza e gelato a Port Angeles? > contrattai lasciando che la sua mano mi accarezzasse un fianco.
Imprecò a mezzi denti.
< Solo se mi paghi tu la seconda pizza. Mamma la paghetta me la darà solo fra tre giorni. >
Gli pizzicai un braccio e lui mi morse piano il naso.
< Ma la vuoi piantare di spendere tutto in fumetti e cioccolata? > lo ripresi, vestendo per un po' i panni di Sue. < Alle volte mi fai sentire tua madre invece che la tua ragazza. > mi lamentai, scalciandolo lontano.
Mi riacciuffò e mi baciò con prepotenza, infilando le dita nei miei capelli e slacciandomi la chiusura lampo della sua felpa che mi stava quattro volte.
Ansimai ma gli bloccai la mano risoluta.
< No. >
Sgranò gli occhi e mi sembrò ferito dell'essere stato respinto.
< Perchè? >
< Consideralo il premio o lo sprono per convincerti a tornare con tutti gli arti al posto giusto. > lo baciai a mia volta e quasi mi pentii di averlo fermato.
Senza il quasi.
Mannaggia a me, perchè non pensavo mai alle conseguenze prima di fare qualcosa?
Inaspettatamente sorrise e mi scompigliò i capelli.
< Confermo: sei proprio adorabile quando ti gira bene. >
Mi allungai e spensi la luce sul comodino. Lui mugugnò una protesta debole.
< E' ora che iniziamo a crescere, eh. > allontanai le coperte con un gesto secco del piede.
Se c'era lui non ne avevo bisogno.
< Ma tu non dovevi tornare dai Cullen? > domandai poi d'improvviso, tirandomi a sedere.
Seth mi afferrò per un braccio e mi trascinò di nuovo addosso a sé...con la delicatezza di un elefante in una cristalleria.
< Mi sorbirò la strigliata di Sam e pace. Sono un ragazzino, è normale che disobbedisca. > bofonchiò con voce già impastata di sonno.
Gli sfiorai le palpebre chiuse con un dito e sorrisi con dolcezza.
< Non è che ti ci adagi un po' troppo sull'essere il più piccolo del branco? >
- Il mio cucciolo. –
< Ci sono Collin e Brady ora. > a tentoni cercò la mia bocca e me la tappò sgraziatamente con una mano.
< Dormi ora. > Gliela morsi e lui la lasciò ricadere senza nemmeno lamentarsi. Probabilmente non avevo affondato abbastanza, ma cavolo mica ero un vampiro io!
< Ellie? > biascicò baciandomi il collo.
< Mmh? >
< Ti amo. >
- Anch'io, ma aspetta e spera che lo ammetta. -
< Seth? >
< Mmh? >
< Cerca di non prendermi a calci stanotte. >


2 commenti:

Nalu ha detto...

Okkay....questo extra è la dolcezza proprio! lo sai che all'inizio ero un pò "infastidita" (è la parola giusta?) dall'imprinting di Seth per Ellie. Ma non perchè non mi piacessero, anzi, ma per l'imprinting in generale, che non mi va tanto giù. Infatti ti avevo anche detto che avrei preferito si innamorassero senza questo 'legame'. Ma questo capitolo trasuda amore vero da tutti i pori. E ho capito che, se anche Seth non avesse avuto l'imprinting, si sarebbe lo stesso innamorato pazzamente di Ellie. Questi due sono perfetti <3. E vedere Ellie accettare pian piano di essere anche lei innamorata di lui, è una cosa fantastica! Il suo bisogno di Seth per quella notte,e il suo bisogno di Seth in generale eh, e la difficoltà ad ammetterlo è uno dei punti centrali del capitolo. 'Mi dispiace Ellie, mi sa proprio che ti sei innamorata del cucciolo'. Lui è carinissimo! E spero vivamente che non gli accada niente durante la battaglia! Lo voglio vivo e vegeto per la sua 'piccola'! Bellissimo!!! brava brava btrava *__*
Baci, Nalu

Anonimo ha detto...

Ok. Allora, tu lo sai, no, che questi due a me mi fanno impazzire, giusto? No, perchè io questi due, sì, proprio questi due qua, io li adoro dal profondo del cuore. E se mi chiedi perchè, non so nemmeno dirtelo. però mi piacciono, mi piacciono davvero tanto e mi sono piaciuti anche stavolta. Perchè come bisticciano loro, non c'è nessun'altro, perchè solo Seth è capace di fare il ragazzino un momento prima e l'uomo un momento dopo, perchè solo Ellie è capace di essere dura e autorità un attimo prima e dolce e malleabile come creta nelle sue mani un attimo dopo. Perchè stanno benissimo isieme e c'è poco da fare. Questo capitolo mi è piaciuto tantissimo, sul serio, soprattutto perchè viene finalmente fuori l'amore che Ellie prova per Seth, finalmente si rende conto che, cavolo, gli si +è affezzionata davvero e che non può più tornare indietro e che, no, lui non è uno dei tanti che si è portata a letto a Jacksonville.
Li adoro, punto. Adoro Ellie che sente la mancanza di lui e non lo vuole ammettere, adoro Seth che sa come gestirla, che la ama e che la'vrebbe amata anche senza imprinting perchè, per la miseria, questi due insieme sono una bomba atomica, età o non età, distanza o meno, caratteri diversi o senza. Li amo perchè sono così, loro, due, perchè si stuzzicano ma, cavolo, l'amore che provano l'uno per l'altro- sì, finalmente posso dire che entrambi provano amore, vittoria personale <3 *-* - si vede. <3
E....niente, li adoro per quello che sono e sappi che non sono andata a rileggere per fare una VERA e PRORIA recensione coi fiocchi perchè vado di fretta e volevo comunque lasciarti una recensione a questo capitolo che AMO con TUTTA ME STESSA. <3 *-*
Ti adoro, complimenti, sei bravissima, nulla da dire in proposito, non ci sono altre parole se non brava, brava, brava <3

Maria <3

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